Il metodo Holding: l’abbraccio che guarisce!
Il metodo Holding
Un abbraccio vuol dire “tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a CASA. Sono PROTETTO, e qualcuno mi comprende. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di VITA.” Paulo Coelho.
Hai mai chiesto a tuo figlio cosa prova ogni volta che lo abbracci?
In generale, quando un bimbo viene abbracciato:
- Si sente amato e ammirato dai suoi genitori
- Si sente più sicuro di se stesso
- Si sente felice
- Migliora la sua autostima
- Migliora la sua capacità di relazionarsi con gli altri
- Previene capricci e arrabbiature
L’abbraccio racchiude in sé un forte sentimento di AFFETTO e di AMORE, con un gesto spontaneo dovremmo cercare di esprimere loro quanto li amiamo, anche senza parole.
Una famosa psicoterapeuta statunitense, Virginia Satir, ha affermato che abbiamo bisogno di 4 abbracci al giorno per sopravvivere, di 8 abbracci al giorno per andare avanti e di 12 ABBRACCI al giorno per CRESCERE”. Quindi i bimbi che sono in continua crescita hanno bisogno di dodici abbracci al giorno.
Allora…scopriamo insieme che cos’è il metodo HOLDING?
È una TECNICA CORPOREA basata sulla convinzione che un abbraccio faccia bene e possa guarire. Un aiuto efficace nei momenti difficili con i nostri figli e non solo.
Perché il metodo holding è diverso da un abbraccio normale?
Perché sono completamente diverse le situazioni in cui si applica e la modalità di esecuzione: si applica infatti in quei momenti in cui un abbraccio è l’ultima cosa che il bambino sembra volere e perciò, è un abbraccio imposto (per lo meno in fase iniziale, finché il bambino non cede e si rilassa e in tal caso la tecnica ha avuto successo).
Il metodo holding è nato negli anni ’70 negli Stati Uniti e sperimentato inizialmente su bambini affetti da autismo; la psicoterapeuta Martha Welch ne propose poi l’utilizzo anche con altri bambini, verificandone gli effetti positivi nella gestione di disagi, capricci, gelosie, eccessi d’ira.
La dottoressa Welch partì dal presupposto che, così come un neonato ha bisogno del contatto fisico per superare il trauma della nascita, anche un bambino più grande, può trarre benefici da un abbraccio, che dà sicurezza e fiducia in se stessi. Ciò perché il contatto fisico non unisce solo corpi, ma anche cuori e menti e crea e rafforza le relazioni e l’intimità, dando calore e protezione.
Nel praticare il metodo holding, il bambino viene avvolto dalle braccia dell’adulto, che gli impone un contenimento fisico che diventa un contenimento emotivo della crisi in atto. L’adulto, parlerà con calma, dolcezza e tono sereno, ma fermo, provando a dare un nome alle emozioni che sta provando il bambino e, facendolo sentire compreso lo aiuterà a razionalizzare e allentare la tensione.
Il bambino contenuto nell’holding non penserà che i suoi impulsi anche negativi lo rendano cattivo, col rischio di essere rifiutato da chi più ama al mondo. Questo in particolar modo nel caso in cui si abbia a che fare con bambini che hanno subito rifiuti, abbandoni o esperienze traumatiche.
Il metodo holding è quindi importante soprattutto per i più piccoli, quelli che scoppiano in urla e pianti disperati in fase di capriccio, rotolandosi anche per terra nel tentativo di mettere alla prova i genitori o più semplicemente perché non sanno riconoscere, verbalizzare e gestire le proprie emozioni e sono anche spaventati da quella strana sensazione di rabbia e aggressività che provano. La funzione dell’adulto in questo caso è quella di rassicurarli, spiegando che gli si vuole sempre bene e che non c’è da avere paura di emozioni che non si conoscono.
Si dovrebbe poi guardare il più possibile negli occhi il bambino e parlargli con tono calmo e con parole semplici provando a comunicargli, a seconda delle situazioni che hanno scatenato la crisi, che vi è comprensione e accettazione del suo stato d’animo.
La cosa positiva? Funziona anche con gli adulti… Ma occhio a mantenere la calma. Chi pratica il metodo holding deve infatti rappresentare un punto fermo, a cui ancorarsi per ritrovare la serenità e ritornare in sé, perciò se si è a propria volta agitati o innervositi dalla situazione, non si può praticarlo efficacemente.
Lo scopo del metodo è quello di sviluppare un legame di fiducia, protezione e sicurezza.
Dove le parole non arrivano, ci pensa il corpo.
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