
La formula per trasmettere sicurezza nei figli
Come si può trasmettere sicurezza ai figli?
Esiste una formula che ogni genitore dovrebbe richiamare alla mente per crescere figli sereni e sicuri.
E’ stata ideata da Glen Cooper, Kent Hoffman e Bert Powell ed è frutto di anni di osservazioni cliniche e scientifiche longitudinali che hanno coperto un arco di oltre 50 anni e che si sono basate sulla teoria cosiddetta dell’Attaccamento e dell’Accudimento di John Bowlby, che ha portato alla strutturazione di un programma psicoeducativo a sostegno delle funzioni genitoriali (Circle of Security Parenting©).
Tale teoria insegna come l’Attaccamento, costituito dalla ricerca di cura e protezione e l’Accudimento, costituito dalla spinta alla cura e protezione, siano modelli comportamentali innati, presenti nel bambino già nei primi istanti di vita e che permangono per tutta la vita.
Quindi, siamo tutti predisposti a sentirci protetti, questo bisogno di relazioni sicure è incorporato nelle nostre relazioni più importanti ed è attivo sempre, in ogni ora e giorno della nostra vita.
E’ importante comprendere che i bambini hanno bisogno di aiuto e di sentirsi sicuri sia nell’affrontare il mondo esterno, ma altrettanto importante per la loro crescita, è realizzare che la stessa sicurezza è fondamentale anche per imparare a comprendere e regolare il loro mondo interiore, il loro mondo emotivo.
Cosa recita la formula della sicurezza?
Siate sempre più GRANDI, più FORTI, più SAGGI e AFFETTUOSI.
Quando possibile, assecondate sempre il bisogno del bambino
Quando necessario, imponetevi.
In poco meno di 25 parole è racchiuso tutto ciò che è necessario per supportare la sicurezza.
Questo perché i bambini vogliono sapere di poter contare sui propri genitori, hanno bisogno di vederli sempre più grandi e più forti perché possano sentirsi al sicuro, sapendo che c’è qualcuno disposto e capace di proteggerli.
Allo stesso modo, desiderano avere genitori più affettuosi, perché è dagli adulti di riferimento che ricevono il nutrimento affettivo e il pieno di coccole.
Un altro ingrediente importante della formula è la saggezza dell’adulto che risiede nel giusto equilibrio tra fermezza e affetto, è questo bilanciamento che conduce alla sicurezza e alla tenerezza mirata.
Quando possibile è importante assecondare i loro bisogni, questo aiuterà a trasmettere un senso di fiducia, non solo in loro stessi ma anche nell’adulto e nella loro relazione.
Ovviamente non è sempre possibile assecondare i loro bisogni, quindi quando è necessario, bisogna imporsi. Sebbene possano protestare, i figli apprezzeranno il senso di sicurezza che gli viene dal sapere che il genitore s’impone e contiene le loro ansie, scelte e paure.
E’ fondamentale non perdere mai il contatto con queste parole, farle vostre vi aiuterà a riflettere su quale parte della formula della sicurezza vi troverete più a vostro agio.
Per crescere un bambino sicuro, non è necessario essere genitori perfetti ma genitori sufficientemente buoni, perché i figli hanno bisogno di riporre fiducia negli adulti e sapere di poter chiedere aiuto nei momenti difficili e nelle crisi che si troveranno ad affrontare nelle fasi di crescita.
Ci tengo a rasserenare voi genitori e dirvi che un genitore è sufficientemente buono quando risponde ai bisogni del proprio bambino nel 30% dei casi, quindi non è necessario rinunciare alle proprie vite, agli impegni personali o ai piaceri di coppia per essere sempre disponibili, ma di accorgervi dei suoi bisogni una volta su tre e di essere in grado di sapervi far fronte in maniera adeguata e consapevole.
Dr.ssa Mary Arduino – Psicologa Roma
Fonte: Il Circolo della Sicurezza (Cooper, Hoffman, Powell)
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Un bacio salva la vita: il segreto per una crescita sana!
Un bacio salva la vita
La tendenza di noi adulti è di etichettare il comportamento dei bambini: “è stato monello”, “mi ha deluso”, “fa così solo con me, vuole solo attenzioni…”
Diciamo queste frasi a volte in maniera automatica senza aver ascoltato e osservato realmente il comportamento dei nostri bambini. Ci disconnettiamo da loro e pensiamo che siano cattivi, che ce lo fanno apposta, proprio in quello momento in cui siamo più stanchi, vulnerabili e arrabbiati.
Non è esattamente così: non ci sono bambini cattivi, ma bambini buoni che fanno cose cattive per comunicarci qualcosa.
Spostare l’attenzione sul comportamento ci aiuta a continuare a guardare nostro figlio attraverso i suoi occhi e a rimanere attenti per poter leggere e rispondere ai suoi bisogni.
Una delle più celebri fiabe per bambini che sia stata mai scritta “Peter Pan” è proprio uno degli esempi più chiari di quanto etichettare un bambino come “colui che non voleva crescere, come un eterno bambino” ci faccia leggere la storia da un’altra prospettiva. Proviamo a metterci per un attimo nei panni di Peter Pan e lasciare da parte: episodi, avventure e pirati.
Soffermiamoci su di lui e osserviamo quello che ci dice:
«Wendy si sedette accanto alla sponda del letto, poi aggiunse che, se egli voleva, gli avrebbe dato un bacio, ma Peter non capì che cosa fosse un bacio e tese la manina, in attesa. Wendy sbigottì: Come? Non sai che cos’è un bacio? Lo saprò quando me l’avrai dato! Rispose Peter con durezza.»
È quella durezza che nasconde l’assenza per Peter del ricordo di un bacio, non sa proprio cosa sia.
Gli è mancato non un bacio qualsiasi ma “quel bacio”, quel contatto primario con mamma e papà di amore, di calore e nutrimento che lo aiutasse a crescere.
I bambini, poco o per nulla baciati, faranno fatica a sentire la gioia di diventare grandi se non sono stati fino in fondo piccoli, e i bambini crescono solo se i genitori hanno un contatto corporeo affettivo con loro.
Se baciati, si cresce per condividere con altri la gioia del bacio, dello stare insieme.
Peter Pan non è quindi un eterno bambino ma un bacio mancato, ed ogni bacio mancato della nostra infanzia è un po’ il nostro Peter Pan.
Sta a noi trasformare “l’isola che non c’è” con i nostri bambini in uno spazio accogliente di baci, tenerezze e abbracci.
Dr.ssa Mary Arduino – Psicologa Roma